Dalla Fontanabuona Al Pacifico, Antichi Organi rinati con l’arte dei Marin (video di Tabloid)

Notizie metropolitane Genova: Dalla Fontanabuona Al Pacifico, Antichi Organi rinati con l’arte dei Marin (video di Tabloid)

Viaggio per immagini e interviste nell’unica bottega organaria di tradizione in Liguria, quella con radici secolari dei Fratelli Marin che costruiscono nuovi organi e restaurano quelli antichi, da Genova e le sue vallate alla Nuova Caledonia.raffaele 2

Progettano e costruiscono nuovi organi per le chiese, il 99% della committenza, e qualcuno per i privati e sono anche grandi restauratori, capaci di far rinascere struttura e anima musicale di magnifici organi antichi, persino nel Pacifico. I fratelli Paolo e Raffaele Marin, titolari dell’unica bottega organaria di tradizione in tutta la Liguria e fra le pochissime in Italia specializzate nel restauro, da un decennio si sono trasferiti a Lumarzo dopo un secolo di attività genovese a Bolzaneto e le radici della loro arte, raccolte anche dai figli di Paolo, riportano alla scuola di Camillo Guglielmo Bianchi, miglior allievo e capofabbrica della celebre dinastia organaria lombarda Serassi. “Mio bisnonno Raffaele Marin insieme a Enrico Parodi – racconta Agnese Marin, organara come il padre Paolo e lo zio Raffaele – ereditò la bottega di Domenico Tagliafico, allievo e continuatore del Bianchi. L’attività poi passò ai suoi figli, mio nonno Filippo e suo fratello Enrico, rispettivamente padre e zio degli attuali titolari Paolo e Raffaele e con loro lavoriamo anch’io e mio fratello Umberto, insieme ai ragazzi della bottega. Ci vuole molta passione, altrimenti questo mestiere non si può fare perché è anche molto faticoso e difficile lavorare in laboratorio e in cantiere, perciò tutto nasce dalla passione”.
I disegni di ogni organo sono fatti rigorosamente a mano. “Innanzitutto – dice Paolo Marin – bisogna visionare lo spazio dove va collocato l’organo e in base all’acustica e alla grandezza della sala si fa il progetto fonico, inserendo un determinato numero di registri e di canne. A quel punto iniziano la progettazione e il disegno di tutte le parti dell’organo. La fase più complicata riguarda i sommieri che portano l’aria alle canne. Si progettano e si disegnano in scala 1:1, compreso il modo in cui le canne verranno inserite sopra i sommieri.”
Con i Marin sono rinati splendidi organi a Genova e nelle vallate, come quello settecentesco appena riportato a Coreglia. “Da quando ci siamo trasferiti in Fontanabuona in dieci anni -dice Paolo Marin – abbiamo restaurato 60 strumenti, quello di Coreglia è proprio il sessantesimo”. Molti gli organi restaurati anche in Piemonte e in Toscana e l’arte di questa bottega è arrivata persino in Nuova Caledonia, dipartimento francese del Pacifico, con il restauro fra il 2010 e il 2012 del prezioso organo della cattedrale di Noumea. E’ stato il fratello maggiore di Paolo e Raffaele, ingegnere in Nuova Caledonia con la Societè Le Nickel, a metterli in contatto con le autorità locali per un restauro tanto complesso quanto affascinante.
“È stata veramente un’esperienza speciale – dice Paolo Marin – perché a oggi siamo l’unica azienda italiana aver effettuato un restauro nel Pacifico, in modo completo dallo smontaggio totale dello strumento al trasferimento nel nostro laboratorio”.

“Tutto l’organo è stato smontato, imballato e protetto per affrontare il lungo viaggio via mare. Abbiamo operato d’intesa con la Soprintendenza perché si trattava di un bene vincolato arrivato dall’estero in Italia, quindi preso in carico dalla Soprintendenza italiana”. “E’ stato molto impegnativo e appassionante restaurare un organo costruito da una delle più prestigiose case francesi, Mutin-Cavaillé Coll, prezioso e delicato sotto molti aspetti. Ora abbiamo un nuovo progetto, speriamo che vada in porto, per un altro organo sempre a Noumea.”
Per costruire o restaurare un organo bisogna anche dargli l’anima musicale.
“L’intonazione – dice Raffaele Marin – è proprio l’anima dell’organo. Intonare una canna significa dare una pronuncia corretta, un carattere, una timbrica, un colore. Si opera nella bocca della canna”.“Quella labiale ha appunto due labbra, inferiore e superiore, un’anima e persino i denti, piccole incisioni che conferiscono a ogni canna la pronuncia e la perfezionano”.“La canna ha un piede conico, con una piccola apertura regolabile per modificare l’ingresso e la quantità d’aria che arriverà alla bocca. Nella bocca l’aria si infrange nell’anima e poi prosegue attraverso i denti per infrangersi ancora nel labbro superiore che la separa in due flussi, uno rimane nella tuba e ne fuoriesce alla sommità, l’altro si disperde esternamente”.“L’intonatore deve riuscire a capire quanta aria deve entrare e quanta ne deve uscire. Il segreto è un po’ questo.”
I polmoni dell’organo sono i mantici da cui l’aria passa ai sommieri, condotti a sezione quadrata che alimentano tutte le canne, molte centinaia e di tipi diversi: labiali, ad ancia, entrambe in lega stagno-piombo, e poi anche canne di legno. “Le canne labiali – spiega Raffaele Marin – esprimono il suono storico dell’organo che non è riproducibile in nessuna orchestra, mentre un organo grande oltre a riprodurre questa timbrica, questo suono suo particolare può diventare organo orchestra, infatti si chiama proprio così e può riprodurre tanti strumenti dell’orchestra, come viole, flauti, cornetti, ottavini”.
“Le canne ad ancia riproducono invece generalmente il suono della tromba, del fagotto, dell’oboe, del violoncello, quindi hanno una sonorità molto più intensa che non può essere riprodotta con le canne labiali”.
“Le canne di legno invece servono per le note più gravi, quindi le frequenze più basse che non possono essere riprodotte bene sfruttando la lega stagno e piombo. L’avevano già capito gli antichi ideatori dell’organo, più di venti secoli fa, inventando queste canne di legno che ci sono tutt’ora e ci saranno sempre nell’organaria”.
L’accordatura è la fase che segue. “Di per sé – dice Raffaele Marin – è una cosa matematica, in campo organario accordare significa portare alla giusta frequenza ogni canna, variando il volume della tuba. Per cui lavorando alla sommità della canna con speciali strumenti conici cavi, i pedrioli, se ne può svasare o tornire leggermente la tuba per farne salire o calare leggermente le frequenze”.

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Fonte: Notizie Metropolitane Genova

Di Staff_ReteGenova

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